Come ormai si sta rilevando da più parti, l’organizzazione produttiva delle società avanzate è notevolmente mutata.

La società industriale tradizionale, fondata sulla produzione in serie di beni materiali, non è certo scomparsa, però ha via via ceduto molti dei suoi spazi alla cosiddetta società postindustriale, ad una società fondata sulla produzione di beni immateriali quali servizi, informazioni, valori simbolici, estetici, ecc. Ciò comporta che i bisogni, spesso alienanti, di ricchezza, prestigio sociale, potere vengano sostituiti, soprattutto per impulso di chi opera dentro le istituzioni locali, da bisogni alternativi rispondenti all’esigenza di crescita non esteriore ma interiore, soggettiva, qualitativa e non meramente quantitativa.

 

Sono i bisogni fondati sull’amicizia, sul gioco, sull’amore, sulla bellezza, sulla convivialità e la piacevolezza dello “stare assieme”.

Se c’è, infatti, un aspetto su cui, nonostante le grandi trasformazioni tecnologiche del mondo globalizzato, gli uomini non smettono mai di ritornare con domande inquietanti, esso è proprio quello che si situa in quella amplissima sfera del nostro agire e pensare quotidiano che riguarda la sensatezza del mondo, il senso della nostra vita, il senso del tempo che abbiamo vissuto e di quello che abbiamo ancora da vivere.

 

Il Caffè filosofico, che prende il via il prossimo 27 novembre, intende rispondere a tale fondamentale domanda di senso attraverso una discussione aperta e ‘plurale’ su alcuni tra i più scottanti temi della contemporaneità.